ORSETTO BIANCO PREMUROSO
dalla penna magica di Marina Baldo Marinatto
Once upon a time … c’era una volta un orsetto bianco che viveva con la sua mamma orsa bianca, e suo fratello orso bianco un poco più grande, nelle immense ed interminabili estese banchise di ghiaccio in Alaska. All’orsetto bianco il freddo ed il ghiaccio piacevano molto e si divertiva un mondo a cercare
cumuli di ghiaccio, come delle piccole montagnette, sulle quali si arrampicava per poi farsi ora scivolare giù, ora rotolare verso il basso, riempendosi il pelo di polvere ghiacciata per poi scrollarsela di dosso e farla volare intorno a sé. Così sembravano minuscole stelline fluttuanti che, nei giorni di sole, creavano un arcobaleno di microscopiche scintille. Orsetto bianco era un orsetto vivace, giocherellone e spensierato. Lui amava molto sia la sua mamma che suo fratello un poco più grande, che cercava per poterci giocare insieme. Amava la vita sua e si divertiva nel suo mondo bianco.
Il fratello orso un poco più grande non era sereno come orsetto bianco, era di natura più riflessiva, era un orso adolescente cupo, insicuro e geloso di orsetto bianco, anche se non l’avrebbe mai ammesso. Inoltre gli piaceva fare da educatore a orsetto bianco. Orsetto bianco voleva solo giocare allegramente con suo fratello, mentre spesso veniva ripreso e sgridato da quest’ultimo. Orsetto bianco poteva percepire la rabbia del fratello orso più grande e ne aveva una gran paura, anche se non lo avrebbe mai condiviso con nessuno. Se lo teneva dentro per non fare preoccupare la mamma orsa.
Ora accade che orsetto bianco era molto premuroso. Molto, molto, troppo e troppo molto e con tutti. Con mamma orsa, con suo fratello, ma anche con le altre mamme orse e con gli altri orsetti della banchisa. In fondo, lui era un entusiasta di aiutare gli altri e lo faceva con il suo grande cuore di orsetto bianco piccino. Persino quando incrociava i papà orsi, che vivevano da soli, correva loro incontro, molto incautamente. Gli orsi adulti non amano prendersi cura degli orsetti piccini.
Ma a suo fratello orso più grande tutto questo non piaceva e spesso gli rugliava nel muso, spalancando per bene la sua grande bocca e sollevando le labbra per fare vedere bene tutti i sui denti di animale carnivoro. Orsetto bianco ci rimaneva male, tanto male e s’intristiva e spesso si chiedeva che cosa avesse fatto di tanto grave per urtare la suscettibilità di orso più grande.
Orsetto bianco amava fare le passeggiate ed escursioni con mamma orsa e le saltellava felicemente intorno. Ma ecco che arrivava orso più grande che, dapprima era rimasto indietro, svogliato e cruciato. E quando vedeva la mamma orsa giocare spensierata con orsetto bianco, s’infuriava, correva verso di loro e scacciava di malo modo orsetto bianco, che si allontanava con il musetto ciondolante verso il basso, gli occhioni grandi di orsetto pieni di lacrime, che nascondeva accuratamente per non fare impensierire mamma orsa.
Orsetto bianco era troppo premuroso e si teneva tutto dentro per non fare vedere agli altri quanto soffriva. In verità solo lui sapeva quanta solitudine e dolore li procurava il modo di essere di orso più grande.
Mamma orsa era cresciuta in armonia con i suoi fratelli e amava vedere giocare i suoi cuccioli bianchi e non transigeva!
Orsetto bianco non sapeva come comportarsi con orso più grande. Aveva provato a stargli vicino, a stargli lontano. Aveva provato ad accontentarlo in tutto. Era corso incontro a orso più grande e gli aveva tenuto compagnia nei suoi momenti di difficoltà e solitudine. Aveva ubbidito alla mamma orsa quando gli chiedeva di occuparsi di orso più grande. A nulla era valso il suo impegno, suo fratello più grande rimaneva arrabbiato, cupo e frustrato.
Orsetto bianco aveva bene capito, sentito e realizzato che la buona via era occuparsi di sé stesso, della sua crescita equilibrata, per diventare un grande orso polare, un domani. Ma non ce la faceva a scontentare mamma orsa nella sua visione di famiglia unita e, anche se ci provava con tutto sé stesso, ricadeva nella condizione di volere salvare la sua grande mamma bianca e di non procurarle alcun dispiacere.
In fondo, orsetto bianco era consapevole che gli altri non si possono salvare.
Ora avvenne che un giorno orsetto bianco corse incontro a orso più grande per fargli delle feste. E, per tutta risposta suo fratello lo ignorò quasi del tutto. Quanto male faceva al suo piccolo cuore di orsetto, lo sapeva solo lui. Rimase in silenzio tutto il giorno.
Più volte orsetto bianco si era sentito dire di andare a parlare con orso più grande, con il suo cuore nella sua zampetta dal colore scuro. Ma orsetto non ne aveva né il coraggio e poi già pensava a quello che avrebbe risposto suo fratello e così si faceva un film tutto suo nella usa piccola testolina. Pensava e rimuginava. Rimuginava e pensava. E stava sempre lì, protagonista del film di cui era diventato regista.
Un giorno, all’ennesima rugliata nel muso del piccolino, orsetto bianco decise di mollare, ma senza mollare. Invece di ritirarsi triste, com’era solito fare, rimase in piedi davanti al fratello e lo guardava dritto negli occhi, sentiva quel dolore che gli mozzava il fiato e l’unica cosa che avrebbe voluto sentirsi dire è che orso più grande gli voleva bene. Tuttavia, ben consapevole che non avrebbe udito queste parole, ma accuse e offese – spalancò il suo piccolo, grande cuore. Accolse quel dolore e quella sofferenza immensi e mentre le lacrime gli scendevano lungo il musetto, appoggio l’interno scuro d’una zampetta sul cuore e disse a orso più grande:
“caro fratello, anche se mi addolora profondamente che io non ti piaccio, da ora in avanti scelgo di essere felice e spensierato. Tu rimani mio fratello e ti porto nel mio cuore, con discrezione e senza interferire nella tua di vita. Se un giorno vorrai e così sceglierai, potremo giocare insieme. Fino a quel momento io mi occupo delle mie cose e lascio a te le tue”.
Dette queste parole, orsetto bianco si sentì alleggerire il cuore, riconoscendo che aveva fatto la migliore scelta per sé stesso, per orso più grande e, anche per mamma orsa.
Ritornò ad arrampicarsi sulle sue amate montagnette di ghiaccio, per poi rotolare in giù, scrollare il pelo e fare comparire, magicamente, l’arcobaleno di scintilline ghiacciate.
contenuto coperto da copyright – ©Marina Baldo Marinatto – 2024
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