Dal Diaro di Amorma – dal fato alla libertà

La sindrome della crocerossina

Se provo ad immaginare una crocerossina, vedo una giovane fanciulla di bell’aspetto, in divisa da infermiera, dolce e sorridente, sempre pronta a soccorrere e accudire un ferito o una persona che si sente

male.

Ecco, questa ero io. Ogni volta che avvertivo che qualcuno vicino al mio cuore, oppure un semplice conoscente, si trovava in difficoltà, anche senza che mi fosse richiesto, correvo in suo soccorso! Mi facevo carico di ansie, problematiche e disagi.

La crocerossina di tutti!

Il risultato? Una volta apparentemente risolti, io ne uscivo devastata, colui che era il “soccorso” svaniva nel nulla, i problemi rimanevano, poiché, fuori luogo, non venivano realmente affrontati.

Eh sì, perché è questo che ho imparato nel processo di distaccamento dal karma depotenziante; ognuno ha il proprio percorso e nessuno se ne può occupare e fare carico come lo sa e può fare il titolare del percorso stesso.

La condivisione può sostenere, ma non risolve i nodi altrui. La pietà indebolisce, l’accondiscendenza confonde. Si possono offrire strumenti, spronare; tuttavia è inutile farsi carico di ciò che non ci compete.

E così la decisione drastica: abbattere tutte le crocerossine! Talvolta qualcuna emerge, subdola, manipolatrice e provocatrice. Mi porta persone che, con le quali sentendomi in forte empatia, mi prosciugano.

Credetemi, la loro puzza arriva in fretta e zac! :

Un’altra crocerossina viene abbattuta.

Questo non significa che non si può essere di aiuto e che io sia diventata una persona stra-egoista; più semplicemente ho imparato a gestire il rispetto di me stessa, degli altri e soprattutto della mia dignità.

Credetemi, sono circondata da molti più amici veri ora, che non in passato, quando mi dilettavo a salvare il mondo, perdendomi completamente di vista.

contenuto coperto da copyright – ©Marina Baldo Marinatto, Amorma – 2024

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