La noia

Altra sfaccettatura quotidiana che mi ha sempre spaventata e portato a rifugiarmi nel cibo è la noia. La società ci insegna che la noia è un malessere connesso ad una prolungata condizione di monotonia, associato ad impazienza, irritazione, disgusto ed avvilimento psicologico. Sinceramente, anche solo

leggendo la definizione mi assalgono una tale depressione e tristezza che appare difficile dare un valore positivo alla noia.

Svolgendo un lavoro stagionale, seppur molto impegnativo, vivo dei periodi di fermo ed i primi giorni mi godo il relax, recupero forza ed energia e poi, immancabilmente, arriva la noia. E ora che faccio? Le giornate sembrano interminabili. Poi vago per casa e la pulisco e la sistemo; ma quando tutto è accomodato, non ho altro da fare e passo dal divano al frigorifero.

Ad un certo punto, arriva la svolta! Ho iniziato ad imparare, grazie al mio personal coach e solo dopo il distaccamento dal karma depotenziante, che la noia e il “sapere stare con la noia”, così come accettarla ed accoglierla, da un grande valore aggiunto. Mi sono resa conto, come e quanto la noia possa invitarmi a scoprire che cosa posso cambiare. A sviluppare i miei interessi, a cercare quel corso che tanto avrei voluto fare, e per il quale prima non avevo trovato il tempo. Quello che tanti identificano come noia può essere un inconsueto ed insolito intimo contatto con sé stessi, che manca nell’educazione di tante persone. Questo stare con sé stessi è male interpretato ed a torto giudicato. Sì, mi sono accorta che la noia favorisce la mia concentrazione; imparo a raccogliermi e magicamente mi sento più lucida di scegliere. Creo un equilibrio funzionale e bello tra il mio Essere e il bisogno di fare.

Ogni tanto assalgo ancora il frigorifero; tuttavia, anziché strafogarmi, cerco ingredienti per provare delle ricette sane, gustose e sfiziose. E ho il tempo di poterlo fare.

E ringrazio quello che all’inizio sembrava noia.

contenuto coperto da copyright – ©Marina Baldo Marinatto, Amorma – 2024