Fame nervosa

L’arte di ingoiare ciò che non accettiamo diventa ingoiare cibo.

Tante sono le teorie sulla cosiddetta “fame nervosa” ed io ne sono la prova vivente. Si mangia per colmare

vuoti affettivi, si mangia per affrontare la depressione, si mangia per noia, si mangia per soddisfare la gola, si mangia per stare in compagnia.

Ma quand’è che si mangia per solo e reale nutrimento?

È dall’infanzia che il cibo ha avuto su di me un’influenza piuttosto importante; ed è solo da qualche anno che ho iniziato ad analizzare il mio rapporto con il cibo con occhio critico, senza criticarlo.

Una vita fatta di diete, restrizioni, violenze nei confronti di ciò che amo e odio: il cibo; amandolo fino a farlo divenire una professione; odiandolo a tal punto da passare anni tra abbuffate e digiuni.

Poi la svolta, sì. Con il DK depotenziante e le pratiche che lo accompagnano, mi stanno portando a comprendere cos’è realmente per me la “fame nervosa”. Questo non significa che per tutti è lo stesso; ognuno di noi ha una sua storia, un suo passato e una sua discendenza.

Ma la mia è questa: io cerco cibo quando Amorma grida. Ho osservato, sentito e valutato che, se mi trovo in un contesto di disagio per me e non riesco ad evitarlo, mangio. Mi sento offesa, mangio. Non riesco ad esprimermi, mangio. Mi sento trascurata, mangio. Ho imparato ad ascoltare queste emozioni e stati interiori e apprendo come gestirli.

Affronto l’offesa con la pacatezza di chi cerca il chiarimento. Esprimo tutte le emozioni senza riserve per nessuno. Sto comprendendo che non sono gli altri che devono prendersi cura di me; sono io che non desidero trascurare Amorma.

Non pensiate che abbia già concluso il percorso. Sono in viaggio, sì, verso questa consapevolezza.

Già vedo i risultati: no dieta, no restrizioni. Mangio quando è il corpo a chiedere di essere alimentato. È già inizia a vedersi: ed è così che raggiungerò il mio peso forma in salute.

contenuto coperto da copyright – ©Marina Baldo Marinatto, Amorma – 2024