Il senso di ricchezza e pienezza

Vi siete mai chiesti perché così tante persone cercano ed inseguono la ricchezza?

Oppure si tratta di pienezza?

C’è un naturale, intrinseco, e tuttavia sconosciuto senso di abbondanza, presente in un lontano e vago

ricordo che tutti proveniamo da un piano di sola pienezza. Oppure dell’amore.

Risuoniamo, naturalmente, con la ricchezza, l’abbondanza e il prosperare.

A volte, la parte umana si dimentica di questa cospicua e più che naturale eredità che porta con sé nell’esperienza della vita. Tante persone si adoperano, s’impegnano, lottano, combattono, a volte si ammalano, per inseguire ciò che vedono come ricchezza nel loro mondo circostante, senza riuscire a raggiungerla.

Il senso di pienezza nasce da un intimo contatto con quella parte meno visibile dell’essere umano che sa coltivare la sua appartenenza con la trascendenza, con la natura umana stessa e con il naturale fluire della vita. Da qui nasce anche la ricchezza.

I popoli antichi, che questa parte di mondo definisce “poveri”, dimorano in un senso elevatissimo di pienezza, seppur sprovvisti di proprietà di svariati generi; come è uso e costume in questa parte di mondo. Il loro inalterato senso di appartenenza con la natura e la trascendenza li rende ricchissimi.

Ricchezza è una qualità astratta che, volenterosa e al servizio di uno scopo più ampio, assume la forma che la parte umana disegna nello schermo della propria immaginazione.

Per il mondo occidentale, la ricchezza spesso si trasforma in beni e possedimenti materiali. Per l’asceta, la ricchezza racchiude tutti quei valori sottili che può portare con sé, una volta terminata l’esperienza terrena. Per gli antichi popoli, la ricchezza è la perfetta unione con la natura e la trascendenza.

C’è un bellissimo detto che recita che “ognuno è fabbro del proprio oro”, così come ciascuno è il regista della propria vita e il moderatore della propria ricchezza.

contenuto coperto da copyright – ©Marina Baldo Marinatto – 2024

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