A volte è meglio essere diretti

Di recente accompagno un familiare dal medico di medicina generale; tra le varie comunicazioni fatte al medico, emerge anche una situazione importante di sovrappeso. Al termine della visita, il medico da delle indicazioni su come proseguire con l’alimentazione e la persona, come naturalmente accade, solleva delle

obiezioni. Giustificazione infondate; il medico replica “signor xxx (nome non disponibile a tutela della privacy), lei non è nato così”.

Per quanto semplice, quest’affermazione ha un grande effetto e la persona non solo comprende, ma percepisce la verità insita in quell’affermazione.

Mi piace fare questo esempio perché succede di volere evitare di essere diretti, per timore di ferire il nostro interlocutore, per timore della reazione che l’altro/a può avere; ancore per non essere “scortesi” o per le presunte cose “che non si possono dire” e ancora che “è meglio non dire”.

Per me, assistere a questo breve colloquio è stato molto istruttivo e mi ha insegnato come con la comunicazione diretta si possono ottenere risultati di gran lunga più efficaci che con lunghe spiegazioni logiche e scientifiche.

Esiste una parte più profonda di noi, che “ri-conosce” una verità propria e, nel caso esposto, che nessuno nasce obeso. Lo si diventa con il tempo per moltissimo fattori e sfaccettature.

La comunicazione diretta, forse, non lascia spazio alle resistenze naturali che in genere l’essere umano ha per il cambiamento (nel caso citato cambiamento del modo di assumere cibo), ma le azzittisce. E quando la mente rimane in silenzio, diviene molto più semplice ed immediato ascoltare il sussurro della nostra parte più profonda.

Che non si stanca mai di sussurrare la propria verità.

contenuto coperto da copyright – ©Marina Baldo Marinatto – 2024

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